Cenni sull'Arte nel Montefeltro
Anche noi che viviamo in queste cittadine troviamo sempre uno scorcio, un monumento, un palazzo o un museo che ancora non abbiamo visto, pertanto possiamo solo cercare di comunicarvi il fascino di questi luoghi dove l'arte dona un tocco di eleganza a quanto la natura ha già generosamente creato
Come in tutte le Marche, anche nel Montefeltro l'arte e l'architettura hanno subito nei secoli influssi di vari stili e culture, romanico/gotico, barbarico, bizantino e ravennate. Nell'alto medioevo e nel rinascimento si fece sentire l'influenza di artisti ed architetti toscani ed emiliani.
Nel '300 lavorarono nel Montefeltro i pittori Giovanni Barenzio, Pietro e Giuliano da Rimini, poi arrivarono i fratelli Salimbeni, Ottaviano Melli, Maso di Bartolomeo e Luca della Robbia.
Gli architetti Luciano Laurana, Girolamo Genga e Francesco di Giorgio Martini furono gli architetti che costruirono il palazzo ducale di Urbino. Di Giorgio Martini fu il più prolifico in queste terre e sono molte le opere di architettura militare e civile che ha lasciato. Ad abbellire il palazzo del duca parteciparono Francesco Ferrucci, Ambrogio Barocci, Domenico Rosselli, Leon Battista Alberti, il Pisanello, Paolo Uccello, Piero della Francesca, Giusto di Gand, Pedro Berruguete e gli urbinati Clemente da Urbino, Bartolomeo Corradini e Giovanni Santi (padre di Raffaello).
Originari del Montefeltro sono Timoteo Viti, Ottaviano Prassede, Evangelista di Piandimeleto, il grande Raffaello, Donato Bramante, Antonio Viviani, Alessandro Vitali e altri minori.
Le più alte espressioni artistiche si collocano all'epoca di Federico da Montefeltro, seconda metà del 1400, e proprio a Urbino e nel Montefeltro toccano l'apice.
Il Duca Federico fu infatti non solo il condottiero più capace e meglio pagato dell'epoca, ma anche una persona colta, un fine letterato e un grande mecenate (dati i tempi usava la sua intelligenza e la sua cultura anche per architettare complotti politici e fu l'organizzatore della congiura dei Pazzi a Firenze). La sua raccolta di manoscritti miniati era più vasta e ricca di quella Medicea (Lorenzo de Medici era a capo della signoria fiorentina quando Federico regnava sul Montefeltro), amava la musica e la pittura e si circondava di umanisti che gli leggevano opere classiche durante i pasti.
Purtroppo molta parte dei tesori artistici raccolti dal Duca Federico furono depredati nei secoli successivi dai Medici di Firenze e da vari cardinali, ma quanto resta è ancora tanto e di forte interesse.
Ai tempi di Federico gli studiosi consideravano scienze anche l'astrologia e l'alchimia e i loro “studi” alimentavano comportamenti superstiziosi, influenzavano le decisioni dei potenti e lasciavano il segno anche negli elementi simbolici e formali dell'arte.
I torricini del palazzo ducale di Urbino (opera del Laurana), per esempio, richiamano i minareti e sono collegati, non a caso, da un balconcino privato (ad uso esclusivo del Duca e di pochi altri) su cui si affacciano lo studiolo di Federico (l'accesso era tramite un pannello di legno allora segreto), il tempietto dedicato alle Muse e il tempietto dedicato al Perdono, dando così vita al connubio fra fede ed esoterismo.
Un altro esempio di questo tipo è dato dalla rocca di Sassocorvaro che ha la forma di una tartaruga, animale ricco di significati esoterici. Fu infatti costruita ad opera di Francesco di Giorgio Martini, ma su commissione di Ottaviano Ubaldini, astrologo e alchimista, amico d'infanzia di Federico e poi suo consigliere.
Solo una guida turistica potrebbe raccogliere in maniera esaustiva tutte le località, i piccoli paesi e le cittadine che meritano una visita, o che posseggono una qualche singolarità, e che sono raggiungibili da Ca' Cellino in breve tempo. Noi abbiamo raccolto qualche foto di questi luoghi insieme all'indicazione dei minuti d'auto necessari a raggiungerli.
Ovviamente queste città e paesi hanno almeno un museo dove sono esposte piccole e grandi opere o dove vengono allestite mostre, ma spesso ne hanno anche di particolari (le radio d'epoca, le erbe selvatiche, la civiltà contadina elatri)