Cenni Storici
La storia di questi territori è lunga e complessa come quella di tutte le nazioni bagnate dal Mediterraneo e in particolare quella d'Italia.
Abitati fin dalla preistoria, furono parte dell'impero romano, domini papali, terre di conquista di barbari, signorotti locali, condottieri, duchi, principi e cardinali più o meno illuminati fino all'unità d'Italia. L’epoca di massimo splendore del Montefeltro comprende l’alto medioevo e il rinascimento. L’abbondanza di boschi e terre coltivabili, ma anche la sicurezza data dalla fitta rete di fortificazioni (castelli, fortezze, rocche) contro le scorrerie barbariche, sono stati determinanti per il suo sviluppo sia economico sia artistico.
Fu proprio nel 1155 che il Barbarossa assegnò in vicariato la città di Urbino al conte Antonio Montefeltro di Carpegna. Da allora, salvo brevi periodi, la città fu governata dai Montefeltro fino al 1508 quando, per mancanza di eredi, passò ai Della Rovere. Tornò sotto il dominio pontificio nel 1631.
Ma la storia conosciuta delle Marche e quindi del Montefeltro, ossia quella documentata e di cui restano abbondanti segni, inizia intorno al 300 a.c. in epoca romana, quando i Piceni si alleano con Roma per combattere i Galli. Di epoca romana restano testimonianze importanti a Fano, Pesaro, Sant’Angelo in Vado e altre città, ma anche in piccoli centri come Pergola dove si può ammirare il "gruppo dei bronzi dorati" che è unico al mondo nel suo genere.
Caduto l’impero romano, questi luoghi furono terra di guerre tra Bizzantini, Goti e Longobardi fino al 744 d.c. quando i Franchi, guidati da Pipino, donarono Urbino, insieme a Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona, al papato.
Nelle lotte tra papato e impero, tra Guelfi e Ghibellini, Urbino fu Ghibellina e quindi fedele agli Svevi che, come detto sopra, la dettero in vicariato al conte di Carpegna Antonio Montefeltro.
Tra i successori di Antonio Montefeltro (divenuti duchi di Urbino grazie a papa Eugenio IV nel 1443) il più importante e affascinante è il duca Federico guerriero colto e mecenate. E' stato il condottiero più capace, e quindi meglio pagato, della sua epoca. A lui e alle sue truppe si rivolgevano i papi e il re di Napoli quando la salvaguardia del loro potere e dei loro possedimenti richiedeva interventi armati. In qualità di comandante, servì anche Lorenzo De Medici ma i loro rapporti divennero sempre più tesi e Federico partecipò molto attivamente, come dimostra una lettera in codice trovata nell'archivio della famiglia Ubaldini e decodificata con fatica, alla congiura dei Pazzi (banchieri antagonisti dei Medici) per assassinare Lorenzo e suo fratello Giuliano. Pare proprio che Machiavelli pensasse al duca Federico quando scriveva Il Principe!
Con la morte del duca, forse il Montefeltro ha perso il suo personaggio più importante, e la sua storia è diventata assimililabile a quella di altri territori. Tuttavia durante la seconda guerra mondiale la paura delle razzie hanno portato il Montefeltro (e in particolare la rocca di Sassocorvaro e il palazzo dei Principi di Carpegna) a custodire 10mila opere d'arte! La missione venne curata da Pasquale Rotondi ed ogni anno viene ricordata assegnando il premio omonimo a coloro che si sono distinti nel salvataggio dell'arte.